322 dere da Vostra Serenità che Sua Beatitudine, 'dacché era in minoribus fin ora, abbia con verità un’ ottima inclinazione verso questa inclita Repubblica. E come più volte, anzi sempre che è occorso parlarne e meco e con altri l’ha apertamente detto e affermato e s'è mostrata benissimo disposta e d’ animo perfettissimo verso la Serenità Vostra, 1’ ha pur dimostralo ultimamente l’ullicio usato meco da Sua Santità. Imperocché, temendo lei la venuta di Cesare in Italia, in questo suo ritorno dall’impresa di Tunisi, mostrò una incomparabile confidenza in Vostra Serenità, desiderando e procurando con tanta efficacia di venire a maggior restrizione di mente e di spirilo con lei: il che fu grandissimo segno del conto che tiene Sua Santità di questo eccellentissimo Dominio; nella qual materia, senza ch’io replichi più, Vostra Serenità ha per molle mie lettere inteso quanto per me gli sia stalo risposto per conservare Sua Beatitudine in questo buon animo, facendola certissima che 1’ animo della Serenità Vostra era tanto devoto ed unito con quello di Sua Santità, che non avea bisogno nè polea ricevere altra restrizione nè unione maggiore: la quale risposta ba sodisfatto molto alla Santità Sua, come disse ultimamente al Contarmi, avendogli Sua Signoria Reverendissima risposto in conformità; di che ella restò benissimo contenta. Ora, da tutli questi discorsi, la Serenità Vostra e le VV. SS. EE. per la sapienza loro, possono fare questa risoluzione: che il papa presente sia per conservare la quiete d’Italia e custodirla come padre universale, che intende di camminare per via libera da opposizioni ed esser neutrale nè di entrare in lega con Cesare o col Re di Francia. Ma è ben vero che bisogna mantenere Sua Santità in questo proposito con buoni ulficii e con buone opere, e non irritarla; massime per essere, come ho detto, collerichissima e <1’ animo romano, che non può tollerare ingiuria. E non osservandosi questo, temo che facilmente potria venire a