13 Nel partire, il papa concesse all’ oratore tre cose: il canonicato del Datario, il vescovato di Cividale a Don Bartolo Trevisan, ed una certa lite del Brevio, vescovo di Ce-neda. Inoltre, nel torre commiato dal papa , esso oratore gli domandò sei cose (e fu a’ dì diciannove ). Primo , un breve di assoluzione per la ritenzione di Ascanio (1); e fu contento di farlo. Secondo , la confermazione del vicario di Cremona per il vescovato ad Ascanio ; e disse che faria. Terzo, che le entrate del vescovato di Cremona siano messe contro i Turchi ; Sua Santità non volle far breve, ma disse a bocca : siamo conienti ; fate spenderle, e poi faremo il breve. Quarto domandò un giubileo per tutto il dominio ; e Sua Santità voleva darlo a duecento ovvero a trecento, come ha dato a Spagna e a Francia; e l’oratore disse: o tutto o niente. E il papa disse : avete voi commissione? Rispose : Padre Santo, no ; sicché dimandando si avrà. Quinto , gli domandò due decime, oltre le consuete al clero, durante bello Turcorum; disse il papa : vedremo di servire la Signoria ; benché da un degno prelato vicino a Venezia ne sia stata fatta coscienza di questo dar decime. Sesto , sollecitò le provvisioni ordinate contro l’impeto dei Turchi; e disse che faria, e si partì. Lodò Giampiero Stella suo segretario (2), il quale è rimasto per attendere questi brevi ; e per avere le gotte non poteva seguirlo. In mesi sedici, giorni ventuno, che è stato nella legazione, avrà speso ducati duemila novecento; nelle spese straordinarie però sono computati i salarii, ducali quattrocento, e più ; in affitti, ducati centocinquanta; in malattie ducati centotrenta ; in cortesie ducati trentatrè ; in robe (1) Ascanio Sforza cardinale, fuggendo verso Piacenza ( dopo che gli Svizzeri tradirono sno fratello Lodovico il Moro sotto Novara), fu preso dai Veneziani; che poi per paura o per deferenza lo consegnarono al re di Francia, t.hiesero quindi dal papa l'assoluzione dalla scomunica in che erano incorsi per aver fatto prigione un cardinale. - Divenne più tardi Gran Cancelliere della Repubblica, e mori nel 1523.