volea far papa ; cosicché è in odio alla corte. Il reverendissimo Recanati (1), parlando ingenuamente, vai poco; non è buono nè per sè nè per altri; e così il reverendissimo Benevento (2); hanno poca riputazione; e di questi due cardinali non si ha alcuna speranza. Il reverendissimo Santa Prassede (3), olirti Santa Anastasia, è uomo molto dabbene; tuttavia non fa nulla ; vuole esser papa ; sa ben simulare ; è capitalissimo nemico della Signoria nostra ; e quando si perse Mo-done, ebbe a dire ai Genovesi: adesso staranno bene; chè potranno mercadantare. Il reverendissimo San Giorgio, fratello del conte Girolamo (4), è stimato poco dai Veneziani. Il reverendissimo Michiel di Sant’ Angiolo (o), degnissimo, butta lacrime per il Turco ; faria ogni cosa, ma non può operare per le podagre; e se potesse, anderia legato dove si voglia, per far bene alla Cristianità ed alla Signoria nostra. Del Zeno e del Grimani nulla disse (6). Il reverendissimo San Clemente, savoino, da Torino (7), ama molto la Signoria nostra, ed è di vita esemplare; saria stato papa, se si avesse fatto il papa senza forze : contra il Turco si ha offerto di fare ogni cosa. Dei Romani, il reverendissimo Orsini è nemico nostro (8); e tuttavia si danno ottantamila ducati di condotta a quella casa; è amico del duca di Milano, e nemico del (1) Girolamo Basso della Rovere, vescovo di Recanati, fatto cardinale da Sisto IV suo zio. (2) Lorenzo Cibo, genovese, arcivescovo di Benevento, creato cardinale da Innocenzo Vili suo zio. (3) Antoniotto Palavicini, genovese, creato cardinale da Innocenzo Vili. (i) Raffaello Riario, savonese, creato cardinale da Sisto IV. Il conte Girolamo Riario fu signore di Forll, rapito allora dal Valentino alla intrepida vedova Caterina Sforza. (5) Giovanni Michele, veneziano, creato cardinale da Paolo II. (6) Di Battista Zeno, cardinale di Paolo II, e di Domenico Grimani, cardinale di Alessandro VI, parlano le relazioni seguenti. (7) Domenico della Rovere, nato a Torino, e fatto cardinale da Sisto IV. (8) Giovanni Battista Orsini, creato cardinale da Sisto IV, e fatto avvelenare in Roma nel 1502, Fra i condottieri di quella casa allo stipendio de’Veneziani, si distinguevano allora Niccolò conte di Pitigliano, e Bartolomeo di Alviano.