154 Da Ferrara scrive messer Marcantonio Veniero, dottore; come ivi era giunto similmente il detto Gran Cancelliere, a visitazione del quale avevagli parso di andare, e da lui, circa la pace, aveva avute buone parole; il quale aveva pregato l’oratore, che dovesse raccomandarlo ed offerirlo alla illustrissima Signoria: che l'Imperatore si era fatto intendere che, passando per Modena e Keggio, secondo il salvocondotto di quel duca, volentieri lo vederia: che, intesa questa cosa, aveva deliberato andargli incontro a Modena per fargli riverenza: che, per fama si diceva che il duca, col presentare danari a Cesare, facilmente acconcierebbe secondo il suo volere le differenze che ha col pontefice per queste due città di Modena e Keggio, ed insieme di Rubiera. Da Bologna si ebbero lettere dell’ orator nostro messer Gaspero Contarmi, per le quali scrive; che la entrata di Sua Santità a Bologna fu ai ventiquattro del presente, nel qual giorno egli aveva ricevuto le lettere della illustrissima Signoria coll’informazione del maneggio della pace; e che la mattina seguente si era ritrovato insieme col pontefice, e gli aveva detto che gli era stata mandata la commissione di far la pace con Cesare: per la quale il papa aveva mostrato di sentire gran piacere: che dipoi era entrato nella materia di Bavenna e di Cervia, secondo l’ordine delle lettere scrittegli a parte; che il pontefice subito rispose: « questo non è buon principio di voler pace. La Signoria ha tolto queste città in tempo che io era in lega seco e che io era prigione in Castel Sant’ Angelo; e ci fu promesso di restituirle, usciti che fossimo dalle mani dei nemici. Ora poi che per grazia di Dio siamo usciti, e che convenimmo insieme per la pace, il cominciare da questo capo, cioè dal non voler rendere le terre della Chiesa, è un disturbare ogni cosa e dar principio alla guerra. » Al che aveva dello messer Gasparo: « Padre Santo, non si dee negare la giusta domanda