243 Leonardo Emo volle la parie con giunta del salario sino alla somma di cento e ottanta ducati d’ oro ; i Savi di Terraferma volevano la stessa parte senza la condizione della pena. Lette queste opinioni e non disputate da quelli di Collegio, messer Marco Foscari, uno della giunta del Senato, parlò in favore dell’opinione dei Savi di Terraferma, tenendo per conclusione, che questi tempi non ricercavano di metter pena all’ oratore che si aveva ad eleggere ; perciocché non si doveva mandare alcuno che andasse sforza-tamente, non potendo la Repubblica essere ben servita da chi la serve contro sua voglia ; oltreché la diversità dei tempi ricercava diversità di elezione ; ai tempi di guerra si eleggevano oratori a teste coronate colla giunta della pena; a questi tempi, eh’ erano di pace, si dovevano eleggere tali che andassero per volontà e non per forza : ai tempi di guerra si erano fatti oratori dei primarii gentiluomini della Terra : ai tempi di pace si dovevano eleggere eziandio delli altri, per esercitarli e per accrescere il numero di chi sapeva ben servirla. « E quantunque io sappia ( disse il Foscari ) che il ragionare di sé non è lecito in alcun tempo nè in alcun luogo , se non quando il tacere possa portar danno alla Repubblica, come avverrebbe al presente, affermerò che questo carico è maggiore di quello eli’ io merito e di quello eh’ io voglio ; tanto più che già è fama presso l’imperatore eh’ io per fare l'ufficio mio, quando ero oratore in corte di Roma , aveva fatto diversi mali ufficii contro di lui ; e perciò sono certo che la persona mia gli sarebbe ingratissima, e per conseguente di danno alla Signoria ; giacché Sua Maestà terrebbe sempre più a memoria i disturbi ricevuti dalla persona particolare dell’oratore, che la scusa d’ essere stato obbediente ai comandi della Repubblica. Ora, parlando io con ogni riverenza, consiglierei , che si dovessero eleggere non uno ma due oratori a Sua Maestà ; il primo avesse carico di accompagnarla per