191 slato a ritrovarlo, quando egli era coi Rettori della città; e gli aveva detto che i lanzichenecchi si dolevano e lamentavano della Illustrissima Signoria, che non dava loro il pagamento, e che sariano sforzati di partirsi e di andare al servigio dell’imperatore; e che perciò temeva, che venendo i nemici di Germania, poco lontani, verso Bergamo, questi lanzichenecchi non s’intendessero con loro e dessero la città; e tanto più che i capi avevano fra loro motteggiato di questo; la qual cosa essendo venuta alle orecchie di esso conte, aveva con diligenza cercato di conoscerne gli autori; e in fine diceva che, quanto alla fanteria di questi lanzichenecchi, più non temeva, per avere scoperto un luogo-tenente dei capi, autore di questo male; il quale era stato fatto prigione ed aveva ordinato che fosse fatto passare per le picche. Scrive anche che in Bergamo erano venuti alle mani due che giocavano alle carte in piazza, cioè un lanzichenecco e uno svizzero; onde si era fatta una grossa scaramuccia, nella quale erano state morte forse dodici persone; e che voleva assolutamente punirne gli autori; sebbene sin d’ allora le differenze loro fossero assettate. Da Bologna scrive messer Gasparo, che aveva ragionato di nuovo col pontefice nella materia della lega, e che egli perseverava nella sua opinione per amore di Cesare, dicendo: quando la Signoria non vi assenta, esso entrerà in gran sospetto di qualche accordo segreto a suo danno. Appresso disse il pontefice: « Ditemi il parer vostro, non come ambasciatore, ma come messer Gasparo Contarini privato; vi pare che questa lega non sarebbe di comun beneficio? » Rispose messer Gasparo: « A me pare che non saria male che si facesse una segreta unione ed intelligenza, che gli stati dei principi d’Italia reciprocamente si difendessero ». La quale risposta, sebbene si potesse intendere della pace sola e non della lega ( conciossiachè la pace ricerca unione ed intelligenza tacita a corrispondente difesa degli stati ) niente di