217 nato in che modo egli si abbia da governare in questa sola cosa che restava da finire, accusando la poca prudenza a l’incostanza del duca. Il Senato rispose: che, essendo sciolte le difficoltà spettanti a noi, dovesse l’oratore concluder la pace. Quanto alla richiesta del duca di Milano , dovesse affaticarsi, ch’egli fosse reintegrato di tutto lo stato, replicando le ragioni altre volte dette; e se la Maestà Sua persistesse di voler per cauzione le fortezze, egli procurasse almeno che vi fossero poste persone non sospette alli sudditi; e in questo ovvero in altro modo migliore satisfacesse al duca prefato. Alli venti, si lessero altre lettere da Bologna, la contenenza delle quali si è: che il nostro ambasciatore, per più avvantaggiare le cose della Signoria, aveva sopra una carta formato e dichiarato la modula dei capitoli della pace, e l’avea presentata ai deputati cesarei e al pontefice. Il primo capitolo era, la restituzione di Ravenna e di Cervia alla Sede Romana; il secondo, la riserva delle ragioni che pretendono avere nei territorii di questa città donna Canziana e Lodovica Giorgi ; il terzo, la restituzione delle terre di Puglia all’imperatore ; il quarto, il pagamento del restante dei ducati duecentomila, a ducati venticinquemila all’anno, dovendo questo gennaio prossimo pagarne venticinquemila; il quinto, pagare ancora all’imperatore, per l’interesse della presente guerra, ducati centomila, promettendo di sborsare scudi cinquantamila alla fine di gennaio, e gli altri alle calende di novembre 1530; il sesto concerneva le due differenze col duca d’Urbino; il settimo, li cinquemila ducati da sborsarsi ai fuorusciti ogni anno; con questo però, che nello spazio di un anno l’imperatore fosse obbligato di farci fare la restituzione dei nostri luoghi nel Friuli; e se restasse differenza, si dovessero eleggere due, uno per parte, col pontefice per mezzano, che giudicassero; l’ottavo, che al conte Brunoro da Gambara fosse con- Vol. VII. *28