287 de’Medici, e persuada il papa a tenere strette le mani nè somministri danaro secondo 1’ appetito loro di spendere e spandere, che è grande. Il prefato Salviati è uomo di buono intelletto c di grande discorso, per la lunga esperienza che da Leone in qua ha acquistata in molti ed importanti maneggi. Ha però una natura che tende al particolare suo utile, di sorte che inclina molto volentieri alla parte ove conosce di poter conseguire qualche guadagno, e s’ingegna, quanto può, a favorirla col consiglio e coll’opera, non tanto risguardando all’utile del suo Signore, quanto al proprio; il che è certo una specie di prodizione. Gredesi che il Salviati, da tanti anni che assiste alle deliberazioni dei pontefici Medicei, abbia con tali mezzi estorto una gran quantità di danaro; e massime dacché ha il carico delle terre della Romagna e del restante; imperocché lui è presidente sopra gli altri presidenti, specialmente nelle materie dei sali, delle tratte, e delle imposizioni. Ma già a Bologna Sua Santità cominciò a dolersi alquanto del Salviati, come di quello che nei maneggi predetti, massime dei sali, abbia intaccata Sua Santità; la quale principiò a dimandargli ragione di molte e grosse partile, di sorte che il Salviati fu costretto a scaricare la cosa sopra Bernardo Bini e Luigi Gaddi, fratello del cardinale, ambi fiorentini, che acconciarono la cosa in danari; e finalmente per tal causa fu qui in Roma posto il Bramo in Castel Sant’ Angelo, e costretto a pagare ducali sessantamila. Per questa e per qualche altra causa è successo, che il Salviati si è pure alquanto ritirato, nè più negozia così strettamente, come soleva, col papa; eccetto in queste materie della Romagna, nelle quali il ponleQce si rimette in tutto al Salviati. E per questo, ogni qualvolta occorreva qualche difficoltà per li beni posseduti dai nostri nella Romagna, il papa non mi voleva ascoltare; ma rimetteva tuttu