237 sigillato la pace tanto desiata ) fosse allora eletto il successore, e un altro oratore si eleggesse all’imperatore; i quali fossero obbligati partirsi con li quattro già eletti, ed avessero di salario ducati centocinquanta d’oro al mese, e fosse ciascuno di loro obbligato menar con sè quindici bocche, /computando il segretario col servitore. Finalmente, che si facesse salvo condotto a messer Federigo Grimaldo genovese per un anno, nel quale potesse negoziare le cose sue nella città, non ostanti i debiti contratti per 1’ avanti con diversi. Fu poi eletto messer Tommaso Mocenigo ambasciatore al Signor Turco; messer Antonio Soriano al pontefice; e messer Marc’ Antonio Yeniero, che era presso il duca di Ferrara, all’imperatore. Furono eletti Savi ordinarii del Consiglio: messer Niccolò Bernardo, che era stato altre fiate; messer Gasparo Contarmi, che era ambasciatore al pontefice, e messer Marco Minio, che parimenti altre fiale aveva avuto questo grado; e fu differita la elezione dei Savi di Terraferma, per essere 1’ ora tarda. Ai tre di gennaro, si udirono nel Senato lettere da Bologna di messer Gasparo Contarini in risposta delle mandate alli ventinove: che nel primo giorno dell’ anno furono fatti fuochi e fesle per la pace; che l’imperatore e il pontefice erano stati in cappella, e il duca di Milano aveva tenuta la coda di Sua Santità; uno dei cardinali aveva celebrato la messa: e la pace era stata pubblicata tra il pontefice, 1’ imperatore, Ferdinando, la Signoria e il duca di Milano. Lette le lettere, messer Marco Dandolo si scusò in arringo di non potere andare ambasciatore a Roma per le seguenti ragioni. « Prima, disse, la mia facoltà è fatta così tenue, si per le angherie pagate, come per le doti sborsate a tre figliuole, che non mi è lecito fare alcuna altra spesa oltre la ordinaria di casa. Ma questo impedimento, sebben mi è grande, io non lo stimerei tanto; perciocché, avendo patito degli altri interessi per servizio di questo stato, sop-