41» zione, scritti quaranta registri di carta) che sarà dalla benignità della Repubblica riconosciuto il servizio suo; e sono certo che la Serenità Vostra gli farà conoscere all’ occasione che ho detto il vero, e con l’esempio suo ecciterà gli altri ad usare la medesima diligenza che ha usato. È stato mio coadiutore messer Ettore Ottobuono, giovane molto modesto e molto studioso, che ha sempre atteso diligentemente all’ ufficio suo, di modo che esso è degno della grazia di Vostra Serenità; e certo spero che non sarà degenere dal magniGco messer Giovan Francesco, suo zio (1). Di me dirò poche parole; non essendo più scrupolosa cosa che il parlare di sè stesso. Se in questa legazione ho fatta cosa alcuna, secondo il mio desiderio (che è di procurar sempre la grandezza di questa eccellentissima Repubblica ) rendo infinite grazie alla bontà di Dio, il quale si è degnato d’indirizzare al bene questa mia volontà in tempi di (anta importanza. È stata opera di Sua Divina Maestà, se 10 sono stato causa di alcun bene; e se io ho mancato (come, considerando me stesso e le forze mie, credo di avere mancato ) è stala imperfezione mia. E certo, per quanto ha potuto stendersi la diligenza, fatica ed industria mia, mi sono sforzato di mostrarmi non indegno ministro di questa eccellentissima Repubblica; nè ho mai pensato a quella poca roba che avevo, nè al bisogno che potessero avere i miei figliuoli; stimando di non poter lasciare più ampio patrimonio, che avere speso il loro nel servizio di questo Stato. E certo, serenissimo principe, lo spendere è una delle più necessarie parti che si ricerchi in un ministro pubblico; perchè i principi e le repubbliche sono tanto stimati quanto li fa stimare chi li rappresenta; non dicendosi mai il nome o 11 cognome dell’ ambasciatore, ma solamente chiamandosi ambasciatore dell’ Imperatore, del re di Francia e della Signoti) Che Tu uomo dolio p prudente , e Canrellier Grande della Repubblica.