118 Otricoli, quaranta miglia loutan da Roma, e toltegli le lettere. La qual nuova Tu da tutti loro malissimo intesa, e ognuno astrologava quello che per sue lettere poteva aver scritto. Fu ritenuto, perchè il duca di Sessa, per la ritenzione del Cardinal di Volterra, aveva impetrato dal papa di far ritenere e torre le lettere a ciascun corriere. E subito si levò da tavola I’ orator Dandolo, e, andato all'alloggiamento e consultatosi cogli altri, fu spedito il segretario Niccolò Sagondino a palazzo. Il quale, avendo trovato che il pontefice dormiva, gli fu risposto dal suo segretario, essere stato un errore e che non si dubitasse , che il corriere saria rilasciato con tutte le lettere intatte E così in quella notte fu fatto; e di questo fu mollo mormorato per Roma, dicendo: li Veneziani, che furono dal papa tanto onorati ed accarezzati, vedete ora come sono trattati! Tal nuova sì ebbe dalle ventidue alle ventitré ore; e gli oratori voleano partire chi la mattina, chi il dopo pranzo, e mandare avanti i loro carriaggi e parte della famiglia. E acciò non si dicesse che fuggivano, mutarono consiglio, e fecero intendere ai nostri cardinali che voleano partirsi tutti la mattina, a ora conveniente; e li pregarono che mandassero le loro famiglie ad accompagnarli. E così fecero; e partirono di Roma il giovedì, che fu 1' ultimo del mese di aprile, poco inanzi terza, con tutti i carriaggi avanti, e compagnia di circa trecento cavalieri fino a Santa Maria del Popolo; dove gli oratori vollero smontare e udir messa. Poi montarono a cavallo, e licenziaron la maggior parte di quelli che li accompagnavano ( chè molti ne erano, oltre le famiglie dei cardinali e dei gran prelati e dei gentiluomini, massime degli Orsini); e molti vollero accompagnarli fino a Ponte Molle. Ora poi cavalcarono verso Castelnuovo, quattordici miglia da Roma, dove desinarono, e parte degli oratori vi riposarono; gli altri quella sera andarono chi cinque e chi