7 2 concludendo il nostro oratore, che questo papa, per avere aderito all’ imperatore, precipitò. Disse che in Koma erano per tre millioni, meno di-ciottomila ducati, di uftìcii che si vendevano alla giornata ; li quali rendono trecentoventottomila ducati d’ entrata e vi si possono allogare duemila centocinquanta persone. Disse della potenza ed entrata del papa ; il quale aveva all' anno del temporale ducati trecentomila ; dello spirituale ducati centomila ; e per le composizioni ducati centomila e più. Questo papa Leone si teneva continuamente la mano al naso ; uomo grandissimo di statura, di testa molto grossa ; avea bellissima mano, ed era bellissimo parlatore ; prometteva assai, ma non attendeva. Non pagò i seimila Svizzeri che gli mandò il re di Francia, perchè aveva intelligenza secreta coll’ imperatore e col re d'Inghilterra fin dal principio del suo pontcficato ; e intorno all’ abboccamento eh’ ebbe a Bologna col Cristianissimo , scrisse subito brevi a questi due, per consiglio del cardinal de'Medici ; e fingeva di essere amico del re di Francia (1). Morto papa Leone, furono eletti al governo tre cardinali ; un vescovo, un prete ed un diacono ; e questi fecero governatore di Boma l’arcivescovo di Napoli (2). E giunsero lettere della Signoria nostra di condoglianza per la morte del papa , esortando i cardinali a far cattolica l'elezione d’un altro. E 1’ oratore disse, che i cardinali dubitavano molto della Signoria nostra, che non togliesse Bavenna e Cervia alla Chiesa , e al duca di Ferrara , Modena e Beggio. E quando i Baglioni si mossero per entrare a Perugia, dubitavano (t) Soc ondo gli obblighi della Ioga stabilita fra il re Francesco e il pontefice nell' abboccamento di Bologna, avrebbe quest' ultimo dorato mandare cinquecento uomini d' arme alla difesa dello stato di Milano , e pagare gli stipendi a tremila (non seimila) Svizzeri, che lo aiutarono a riconquistare il ducato d'L'rbino Ma Leone trattava nel tempo stesso coi nemici del re francese. e chiamava l'imperatore Massimiliano in Italia. (8) Vincenzio Caraffa, arcivescovo di Napoli, fatto poi cardinale da Clemente VII.