174 tenere l’Imperatore. La qual cosa vedendo messer Gasparo, e conoscendo che per mostrare il mandato non poteva nascere male alcuno, deliberò chiarirli, e mostrò loro il mandato. Veduto il quale, il cancelliere gli fece opposizione : prima, che in quello non si faceva menzione del pontefice; e poi, ch’era nominato il Duca d’Urbino; senza il quale e senza li suoi stati, la Signoria intendeva di non voler concluder la pace. L’orator nostro rispose: che del pontefice non si faceva menzione, perchè, non avendo la Signoria differenza di guerra con lui, non faceva bisogno di nominarlo; e piacendo a Cesare eh’ ei fosse nominato, lo conten-teria: che, ben giudicava essere la seconda opposizione di non piccol momento; perciocché la Repubblica nostra non consentirebbe mai all’ accordo senza l’inclusione del duca d’Urbino; sì per il patto che avevamo di difenderlo con tutto il suo stato, come per le obbligazioni che gli avevamo, essendo nostro capitan generale. E qui risposero li Cesarei: che l’oratore nostro dovesse per allora metter da canto le opposizioni del mandato, e venire alle altre cose di maggiore importanza; perchè a ciò che manca nel mandato si provederebbe poi in qualche modo. Messer Gasparo rispose; che non gli pareva ben fatto discendere ad altre particolarità, non essendo acconce le differenze del suo mandato. E qui di nuovo entrarono in sospizione, che l’oratore non avesse alcuna informazione circa le condizioni della pace, ma che andasse declinando e volesse mostrare che la Signoria era desiderosa di farla con parole e non con effetti. Il che vedendo messer Gasparo, per rimuoverli da tal sospizione, disse: lui in fatto non aver ordine di domandare a Cesare cosa alcuna; perciocché la Signoria non pretendeva di volere alcuna delle cose dell’ imperatore, essendo lei contenta del suo; ma che bene egli aveva commissione di rispondere ad alcune cose, se dall’ imperatore gli fossero ricercate. Il gran Cancelliere, udito messer Gasparo, cominciò