420 che lo Stato della Chiesa è per diventare come il Piemonte: perchè una parte ora è presa dal duca d’ Alva, come ho detto; e 1’ altra va ed andrà ogni giorno in man dei Francesi, che ora tengono Civitavecchia, Orbetello ed altri forti per difesa; e così saranno posti dal papa nelle altre fortezze della Chiesa, acciò le difendano. Questi poi le vorranno tenere per i credili dei danari che avranno sborsati nella guerra a difesa del pontefice; sicché egli resterà senza stato, come il duca di Savoia, il quale era padrone del Piemonte ed or n' è privato, chè parte n’ha il re di Spagna e parte il re di Francia; e così sarà (che Dio noi voglia) dello Stato della Chiesa, che potrebbe dividersi tra queste Maestà. La qual cosa quanto importi agli stati d’Italia e principalmente al nostro, non è alcuno che non l'intenda; perchè è vero il proverbio: « Nam tua res ayitur, paries cum proximm ardet. » Chi dubita che la rovina dello Stato della Chiesa non sia certo pericolo a quello della Serenità Vostra, al quale non vedesi alcun rimedio, per opinione mia, salvo che nella pace? La quale, sebbene questi principi dimostrano di volere, chi sa se la voglion davvero. Vediamo che il re di Francia, parlando del re di Spagna, dice, e forse il vero, ch’egli ha il fiele nel cuore e il miei nella bocca; dice colla bocca una cosa e colle mani opera un'altra; dice a parole di voler pace col papa, e ogni giorno coi fatti gli occupa le città, gli assedia Roma, e gli fa ogni oltraggio. Chi sa che il re di Francia non sia per fare lo stesso? Egli dice alla Serenità Vostra e si fa intendere a tutti, che desidera e vuole aiutare il papa; gli manda gente francese, leva svizzeri, spedisce capi, personaggi e gran numero della nobiltà di Francia in suo aiuto. Chi fa certe le Signorie Vostre, che, dopo aver difeso il pontefice ed essersi a questo fine impa-