394 ma indurre un duca di Ferrara (1), il quale, intertenendosi in pace con tutti, era stimato da tutti, e conservando i suoi danari non metteva in pericolo alcuno lo stato suo, fu gran cosa e poco creduta da molti; e credo ch'io fossi il primo che ne avvisassi Vostra Serenità. Ma 1’ avvantaggiarsi colla provvisione di capitan generale della Lega, e con questo modo vendicare anco ingiurie sue particolari con la casa Farnese, e il disegnare per questa via di condurre il reverendissimo suo fratello (2) al papato (credendo che, quanti cardinali fossero domandati al pontefice da esso e dal re, di tanti fosse compiaciuto, e che quelli servirebbero suo fratello al pontificato) lo indusse a fare quella risoluzione, la quale diede maggior vigore ai disegni di Sua Santità e a quelli del re Cristianissimo. Il duca d’ Alva, intendendo questa Lega e gli apparati che si facevano di esercito, per prevenire e non essere astretto a far guerra nello stalo suo, con un esercito di sette ad ottomila fanti, duemila cavalli, passa i confini, penetra in quel della Chiesa, occupando Anagni e Frosinone con tanta prestezza e con tanla facilità, che ognuno giudicava che, se fosse venuto inanzi si sarebbe anco fatto padrone di Roma; nella quale non vi era provvisione alcuna, e quei soldati che v'erano, sarebbero stati i primi a saccheggiare. Attendeva il Signor Camillo Orsini alla fortificazione di Roma, con rovine di monasteri, di case e di vigne; si dava al tamburo tutto il dì e la notte con estremo spavento di tutti; ed io prometto alla Serenità Vostra, per la riverenza che le porto, che dopo la presa di Anagni, essendo comparsi alcuni cavalli fin quasi sulle porte di Roma ed essendo dato all’ arme, non solamente quei pochi soldati che vi erano non si riducevano all’ insegne, ma tutto il popolo e le donne correvano per le strade, cercando di salvarsi come meglio potevano; e il medesimo spavento durò per tutto il lempo (I) Ercole II. (1) Ippolito d'Kitp.