391 vano con gli occhi Ossi in terra, come presaghi di quello che poteva intervenire. A me disse il papa ( volendo escu-sare questo fatto), che non bastava aver privali dello stato questi nemici di Dio di casa Colonna; perchè, anco altri erano stati privati da altri pontefici, e avevano poi ricuperato lo stato; il che essendo successo, perchè non era stato dato a particolari persone che lo volessero e sapessero difendere; esso perciò aveva voluto fare un passo più avanti, ch’era d’investire suo nepote, il quale lo difenderebbe e tor-rebbe altrui la speranza di poterlo ricuperare. Dimostravano inoltre questa sua inclinazione a muover l’armi, la ritenzione di diversi spacci imperiali, molti affronti fatti all’ambasciatore cesareo, ch'era il marchese di Sora; il quale, per verità, sopportava con molta modestia la ritenzione del Mastro delle Poste, il Tassis, e quella di Don Garcilasso, mandato dal re Filippo per chieder grazia dello stato di Marcantonio Colonna (1). Scopriva il pontefice questa sua volontà in fatti, facendo preparazione di esercito, e con parole, inveendo spesso contro l’imperatore ed il re suo figliuolo; dicendo in presenza di molti : che era venuto il tempo, che sarebbero castigati dei loro peccati; che perderebbero li stati, e che l’Italia saria liberata. Il servirsi nei consigli ed aver per carissimi e confidentissimi dei fuorusciti appassionali, come erano monsignor della Casa, e Silvestro Aldobrandini, fiorentini, e monsignor Bozzuto napoletano, e tutta la famiglia del Cardinal Caraffa, che è di senesi e di fiorentini, accresceva questa inclinazione di Sua Santità alla guerra. La quale scoprì poi palesemente, mostrando mala sodisfazione della tregua di cinque anni (2) della quale, la sera avanti che ne venisse la (I) Giovanni de’Taiis, la coi famiglia, oggidì principesca, possiede ancora in gran parie il privilegio delle Posle in Germania— Garcilaso dola Vega. Di questi atti si dolse il duca d’ AJva nel manifesto di guerra pubblicato a Napoli ai 21 d’agosto 1556. W La tregua di Vaucelle*.