223 terra Ire volte la spada nuda e sollevata in aria con gran leggiadria; poi inginocchiato inanzi al pontefice e presa da quello la benedizione, venne dov’ era apparecchiato il lettorio, accompagnato da due cardinali; ed incensato il libro, disse con voce assai alta 1’ Evangelio; cioè quelle poche parole: in ilio tempore exiit edictum a Coesare etc.; sino alla particola: et reliqua; alla quale mettendo fine, fu cantata la omelia da uno dei cardinali, che ivi era apparecchiato. L’imperatore tornò al pontefice; si spogliò i vestimenti di chiesa, e ripigliata la prima veste, fu poi celebrala la messa dal pontefice. Al quale, giunto all’ offertorio, fu data 1’ acqua due volte alle mani da due principi che vi assistevano; una altra fiata dal duca di Milano, 1’ ultima volta dall’ imperatore. La mattina seguente fu celebrata dal Pontefice la terza messa, alla quale vi fu eziandio Cesare. Scrive ancora messer Gabriele Yeniero, che l’imperatore aveva deputato due gentiluomini spagnuoli, allevati quasi continuamente in Italia, alla guardia delle fortezze di Milano e di Como, sino alla satisfazione dei trecentomila scudi promessi dal duca Francesco; le quali persone erano di grande piacer suo, ed era cosi allegro per questa pace, che più non potrebbe. Ringraziava senza fine la Signoria degli ufficii usati verso di lui, e voleva personalmente recarsi in questa Terra, per fare verso di lei le debite grazie. Furono similmente lette più lettere di Francia ( le ultime dei tredici di dicembre) le quali avvisavano, che il re era desideroso che la Signoria nostra restituisse le terre di Puglia all’ imperatore, acciò più facilmente gli fossero restituiti i figliuoli, che ancora si ritrovavano in man di Cesare: che Sua Maestà, madama Reggente, sua madre, e 1’ Ammiraglio avevano fatta dimostrazione di allegrezza per 1’ appuntamento della Signoria con Cesare, col papa, e col duca di Milano in Bologna; e affermavano che seguirebbe a onore e gloria di questa Repubblica, sebbene le forze sue