309 riissimo con parole, ma che conveniva o negare di avergli fatto promessa alcuna, ma solamente usato parole generali esortative, ovvero concorrere con Sua Maestà alla perturbazione delle cose d’Italia; Sua Santità si pose in grandi pensieri, e fu questo dolore ed affanno che lo condusse alla morte (I). Andava Sua Santità considerando che, giungendo il tempo delli diciotto mesi, e non osservando Cesare le promesse (come già si discerneva che non faria), bisognava rispondere al Cristianissimo; e se negava di concorrere seco, se lo faceva nemico, nè per questo aveva amico l’imperatore; onde si pose in passione e dolor grande, accresciuto dalle pazzie del Cardinal de’ Medici (2), il quale allora più che mai tendeva a renunziare il cappello per concorrere alle cose di Fiorenza contra il duca Alessandro; parendogli che a lui per più cause, e non al duca, dovesse venir quel dominio. E per quanto m’ ha pure affermato papa Paolo, Clemente desiderò e tentò ogni via ed ogni espediente per quietare il detto Cardinale; e fra 1’ altre cose volle dargli la legazione d’Ancona e della Marca, data già, anzi venduta per ducali diciannovemila al Cardinal di Ravenna (3); e questo faceva, per levare al Medici la legazione di Perugia ed allontanarlo quanto più poteva da Fiorenza, acciocché colla lontananza potesse scordar queste cose. Ma nulla giovò, e per queste cause finalmente se ne mori. Essendo Clemente nei pensieri sopradelti, nelle simultà con Cesare e nel dubbio che, venendo il tempo, dovesse consentire per le promesse sue al volere del Cristianissimo, nè volendovi consentire colla perturbazione d’Italia in modo alcuno, entrò nell’opinione e desiderio ardente di unirsi con Vostra Serenità; e questo fu alla venuta mia questa seconda volta in Roma; parendogli, ed essendogli anche fatto cono- (0 La quale avvenne ai *5 di settembre 1534. (3) I)i queste pazzie parla a lungo lo stesso Soriano no Ila relazione precedente. (3) Benedetto degli Accolti, aretino.