292 materia non termini male contro il re d'Inghilterra; dal che abbiano anche a succedere scandoli grandi per la cristianità coi principi d’Italia (1). Sua Santità sta col duca di Milano in quella relazione che si conviene ad un principe che si trova in mali termini, povero, infermo, e non con molta obbedienza. Di Ferrara poco ho da dire, essendo seguita la sentenza contro Sua Santità e in favore di esso duca, per le cose di Reggio e di Modena. Finalmente, di questa illustrissima Repubblica Sua Santità mostra di tenere gran conto, come di quella che è il precipuo fondamento della quiete d’Italia e della Cristianità. E Sua Santità, per quanto più volte ho inteso, ha ferma intenzione di fare che il duca Alessandro, suo nipote, abbia la protezione della Signoria nostra, più confidandosi in quella che in niun altro suffragio di principe che oggidì viva nella cristianità. Ed io per me sono di questa opinione, che, se la Serenità Vostra non mancherà di satisfare al pontefice in quello che di giustizia gli spetta, egli sarà unitissimo con questo Stato. Io non mi estenderò circa quanto ho negoziato in questa mia legazione, perchè la Serenità Vostra ha potuto intendere ogni cosa dalle mie lettere scrittele di tempo in tempo; come della materia dei titoli, e dell’ abito dei clerici sacri alli quattro minori, della materia dei cinquanta canonicati, e infine di quella delle denominazioni. Supplico dunque la Serenità Vostra che, se in questi maneggi ho operato secondo i voti di questo Stato, la si degni di attribuire il tutto al Signore Iddio largitore delle grazie. Questo dirò bene (1)1 principi d’Italia non ebbero punto a risentire le conseguenze di questo divorzio di Enrico Vili da Caterina d’Aragona, e quantunque si potesse ragionevolmente temere una rappresaglia da Carlo V, di cui la rejctta era zia, tuttavia la tnaleria non terminò male contro il re d'Inghilterra: quanto agli scandoli, che ebbe a patirne la Cristianità, l’oratore fu ottimo presago.