407 pra così conosciuto. La casa Farnese ha avulo Piacenza, il duca di Firenze lo stato di Siena; l'acquisto del quale è stato di grandissima importanza alla grandezza sua e al tener quasi il freno ai pontefici. Ho anche notato: che bisogna considerare l'inimico potente, com’è, e forse più; sè stesso e i collegati, più deboli. Si credeva che hii papa, un re di Francia, un duca di Ferrara congiunti insieme, potessero fare gran cose; e non si pensava, che si avesse per nemico un re di Spagna e d’Inghilterra, duca di Milano e re di Napoli, padrone dei lJaesi Bassi; e finalmente uno che per difesa avrebbe sempre aiuti dal serenissimo allora Re dei Romani, suo zio; e che nel principio de’suoi regni sarebbe aiutato straordinariamente da tutti. Ho compreso di più: che i pontefici possono fare molle cose, che in loro vengono sopportate o dissimulate; ogn’al-tro prìncipe, che avesse perduto quanto ha perduto il papa, non solamente non l’avrebbe ricuperato così facilmente con una pace, quando esso ha voluto, ma avrebbe perduto anche il resto. Ma, per la verità, quello che si reputa onorato contro gli altri, che è di torre gli stati, contro il pontefice, come capo della nostra religione, pare infame ed atto, oltre all’ira di Dio, a provocarsi l’odio di lutti i cristiani. E spesso dicevano a me alcuni spagnuoli: che conoscevano di far guerra col fumo, col quale potevano perdere assai, sicuri di non guadagnare nè di acquistar cosa alcuna. Le quali considerazioni cadevano molto più nel duca d'Alva, signore (per quanto tutti affermano) molto di voto e religioso; al che lo infiammò anche più il Cardinal Sangiacomo, suo zio, quando, dopo la tregua di quaranta giorni, fu a vederlo e gli disse: « figliuol mio, avete fatto bene a non entrare in Roma, come so che avete potuto; e vi esorto che non lo facciate mai; perchè, tutti quelli della nostra nazione cJie si trovarono all’ultimo sacco, sono capitati male ». Mi sono finalmente confirmato in opinione, Serenissimo