92 numero «li ulto, che accompagnarono gli oratori. I nostri erano: Agostino Foscari, Vincenzo Pasqualigo, due Mali-pieri, cioè Marino e Leonardo (zio e nepote ) venuti per andare a Napoli per loro facende, Andrea Loredano, Agostino da Pesaro, e Matteo Dandolo, figlio di Marco dottore e cavaliere, uno degli oratori. I segretarii Niccolò Sagon-dino e Daniele dei Ludovici, con cappellani, venivano dietro agli oratori. Tutti erano benissimo -in ordine di cavalcature, come di vestimenti. Poi venivano i dieci staffieri degli oratori, due per uno, vestiti di seta colle loro livree. Finalmente gli oratori, il Dandolo in mezzo al maestro di casa del papa ed un altro della famiglia del pontefice, auditore di Camera; poi il Gradenigo con un gran prelato; e cosi gli altri. Poi seguiva gran numero di prelati e di cortigiani. E usciti appena del giardino, venne loro incontro la mula d' un cardinale, colla famiglia sua; e uno d' essi fece le parole; e il Dandolo rispose sì a lui coinè a tutti gli altri dei cardinali, che molti ne erano su quei prati che aspettavano ( in tutto ventotto cardinali ). E a chi parlava latino (cbè molti ne furono), rispondeva latino; e a chi parlava volgare, volgare; e sempre veramente con grandissima sua lode. E a cavalcar dieci passi si stava un' ora grossa: e i principali di loro, nunzii de’ cardinali, rimanevano a dietro; e il resto della famiglia, con la mula, se ne andava avanti, secondo 1’ ordine suo. Vennero loro incontro, si fuor della casa come per cammino, molti ambasciatori; tra i quali quelli dell* Infante, Arciduca d’Austria (1), del Serenissimo re d’ Ungheria, di Ferrara, di Siena, di Lucca ec. Poco fuor della Terra, venne loro incontro tutta la guardia di cinquecento cavalli leggieri, capitano di essa uno (I) Ferdinando Arciduca d'Austria, fratello di Carlo V. — il re d' Ungheria (e di Boemia) era Lodovico II, morto in battaglia contro i Torchi ■el 1346. Le due corone pacarono allora a Ferdinando e alla caia d'Austria, che le po«iede tuttora.