167 tenute nascoste nel consiglio dei Dieci sino a quel giorno, |H*r deliberazione di detto consiglio. La prima fu una parte della deposizione di messer Giorgio Gritti, figliuolo del serenissimo principe, fatta in scrittura dopo il suo arrivo in Venezia dall’ Ungaria, nella quale si conteneva che: se nello spazio di giorni quindici il Signor Turco non poteva ottenere Vienna con 1’ assedio suo, aveva in animo di ritornare ad invernare a Costantinopoli, ma di lasciare in Ungaria buono aiuto al Vaivoda; la qual cosa, ai ventisei d’ottobre passato, quando fu letto nel Senato lutto il restante della sua relazione, fu deliberato non leggere. La seconda cosa è una lettera di messer Gasparo Contarini indirizzata ai capi del consiglio dei Dieci, per la quale significa che il pontefice ha qualche speranza che l’imperatore investa dello stato di Milano Alessandro dei Medici suo nipote, e che alcuni cesarei lo invitano e gli danno favore. Di poi fece leggere le lettere che proponeva al Senato, per le quali si commetteva all' oratore, che: conciossiacbè nel-I' ultimo ragionamento avuto con Cesare, la Maestà Sua non gli rispondesse altro alla dimanda di Ravenna e di Cervia, ma gli dicesse: dimani si darà principio al maneggio della pace; egli dovesse seguirla e procurare che tal principio si facesse, e si deputassero quelli coi quali si doveva trattarla: che nel maneggio diligentemente osservasse che cosa i cesarei ricercavano dalla Repubblica: che subito desse avviso delle dimande, delle quali non avesse particolare informazione: che nella cosa di Ravenna e di Cervia dovesse dire che: quanto aspetta alla differenza di queste due città, la non sarà mai tale che per conto della illustrissima Signoria possa impedire cosi salutare efTetfo, al quale era inclinatissima; e farà conoscere al mondo, ebe in ogni caso che non succeda, la non sarà stata cagione di questo. I fondamenti ovvero ragioni dei due Savi del consiglio furono questi che dirò di sotto, allegali dal Mocenigo, che