ì52 sua eccellenza, eli’essendo io andato seco un giorno tra gli altri a questa caccia (nella quale aveva preso per buon augurio ch’io v’andassi, essendoli giorni innanzi andata lei senza me, nei quali non potè mai prender alcun cervo) e fu una mattina per tempo da Borgo in Bressa, andati al luogo della caccia si trovò il cervo di tanta leggerezza, che prima che si potesse pigliare si corse nove ore . continue, e fu bisogno passare sino a dieci montagne molto aspre e difficili ; di maniera che la maggior parte della compagnia di sua eccellenza, che poteva esser centocinquanta cavalli, restò in dietro e lei con quattro o cinque cavalli solamente, tra quali vi ero ancor io, per aver meglio cavallo degli altri, giungessimo il cervo in una campagna, che vinto dalla stanchezza e dal timore di cerli pastori che gli erano dinanzi, cadde in terra; e dubitando il signor duca che non si rilevasse poiché non vi era dietro altro che un cane, nè volendo per la stanchezza andar più i nostri cavalli se non di passo per esser ormai finiti dal tanto correre, saltò sua eccellenza dal cavallo, e con un pistolello in mano si mise a correre verso il cervo ch’era anco assai lontano, con tanta leggerezza, ch’era cosa mirabile da vedere. Ma sopraggiungendo gli altri cani prima che lui vi arrivasse, restò il cervo atterrato e quasi morto. Fornitala caccia, si trovò sua eccellenza con cosi poca compagnia, con i cavalli stanchi, con l’ora larda, e più di cinquanta miglia lontana da Borgo di Bressa, dove pensava ritornar la sera a cena e a dormire, che bisognò andar ad alloggiare ad un castello, detto Canon (di quelli sopradetti, che non hanno altra casa, che quella sola del padrone e del colono, la quale per aver nei