I io DELL* HISTORIA VENETA 1683 guitati da Nemici. Ma a pena giunti in quella Città, che corfe avifo, che s’accortaffero i Tartari, fi ritirarono fretto-lofamente a Porta. Fu comune opinione, che fé da Turchi non fi fotte proceduto ad incendii, e ruvine rtrepitofe de i Cartelli circonvicini, che fecero apparire proifimo il loro arrivo, poteva riufeir loro facile forprender la Corte immerfa nel travaglio, e nell’irrefolutione. Mà Dio, che hà fempre affiftito alla Cafa d’Auftria con atti efficaci di protettione , gli hà ancor palefati in queft’incontro j anzi hà lafciaro correr i pericoli, perche co i profperi fucceiìi, che fono fegui-tati, tanto maggiore appariiTe la fua potenza, e la fua mife-ricordia. Reftò alla direttione di Vienna, per quello riguardava il governo civile, Gio. Gafparo Oderk Conte di Ca-Cmu j; piliers, e del militare Ruggiero Erncfto Conte di Staremberg st«rtmb"i Governatore della Città . Il Conte Gulielmo Daun fuo Te-^rìi'Zmì"* nente, & il Marchefe Ferdinando Ldegl’Obizi Nobile Pado-vienna. vano Sargentc Maggiore del prefidio ordinario. Preparati gl’ animi alla difefa s’impiegarono i Cittadini alla coiìruttione delle palizzate, & al riparo de i luoghi più bifognofi, con quella follecitudine, e con quel fervore, che richiedeva l’imminente pericolo. Furono diftrutti i Borghi, dato l’incendio a tanti fontuofi Palagii, Chiefe, Monarterii, e (iti delitiofi, frutti di lunga pace, ch’erano l’ornamento maggiore di quella Città con fpettacolo compaffionevole , obligata la mano amica per la comune falute prevenire la crudeltà de i Nemici . Dalla parte fuperiore del Danubio calavano giornalmente provoloni da vivere , e da guerra , fommamente neceifarie ; poiché col fuppofto dell’attacco di Giavarino era totalmente fproveduta Vienna. Quando partì l’imperatore fi numeravano nella Città poco più di 2.200. Fanti, onde fù per qualche giorno fofpirato l’arrivo della Fanteria prefervata, come fi dille , nell’ Iiola del Scut : e giunfc opportuna dalla parte di Leopoldftat nell’iftello giorno, che il Vifìr fi prefentò fot-to la Piazza. Con quello valido ioccorfo fi ridufl'e la difefa della Città a 14. mille Fanti, & alcuni pochi Cavalli, a’qua-li s’aggionfero tutti gl’ordini degli habitanti, che con regolate dittributioni , e con ammirabile prontezza preftarono la loro opera. Declinatala fortuna diCefare, il Techelì occupò Por-