Ni!poli, sì per le franchigie granili che vi sono,.ohe per la comodità che vi hanno i poveri di guadagnarsi il vivere, essendovi da lavorare in qualsivoglia tempo abbondantemente, e non essendo tiranneggiati dagli ufiaiali che sono per il regno. In quesla città vi sono oggi cento mila fuochi , intendendo fuoco una abitazione per gran palazzo che si sia, e ciascun giorno visi mangiano tremila tumuli di pane, che sono duemila staja veneziane, non computando i monasteri e diversi altri luoghi. Quest’aumento di Napoli , per opinione ili molti , non è ai proposito per il re, pert hò le genti, per le cause suddette, disabitanò 1’altre provincie del regno, dove contribuirebbero a pagare le imposizioni, il che non fanno in Napoli; olire che in tempo di carestia, come dicono esser quest’ anno, è difficullà di provvederli, benché questo avvenga forse per il mal governo. Ma quello che e considerabile più , è che in tempo di guerra il popolo, per esser numeroso, agile e gagliardo di cervello (come particolarmente dirò appresso, parlando della sua natura, quando non volle mantenersi in devozione degli Spagnuoli) potrebbe facilmente far qualche innovazione, e per questo quelli ai quali dispiace questo riempirsi tanto la ciltà, sariano d’opinione che si aggrandisse uno dei tre castelli che tiene sua maestà, detto Sant’Elmo, e che per esso si abbracciasse la maggior parte dell’abitazion nuova, che è verso il monte S. Martino , in tanto che nella fortezza potrebbe stare un buon corpo di gente, senza aversi da guardare da quelli della città e dal nervo che venisse di fuori. Vivono li Napoletani con molta religione, e con gran zelo dell’amor di Dio; ma non pertanto non vogliono sentir parlare d’inquisizione, che alla voce Voi» V, 18