«97 imperatore, generale della battaglia, e di tutta la cavalleria fiamminga quando andò sotto Metz. Di là a poco li Fiamminghi avendolo domandato per loro governatore, da sua maeslà cesarea fu loro prontamente concesso, e governò quei popoli con molta prudenza e valore. Rinnovatasi la guerra, prese la forte città di Edino e di-strussela, facendola poi riedificare due miglia lontano in miglior sito, aggiungendovi nel nome le quattro lettere della sua impresa *,e facendola chiamare come si chiama anche oggi di Edinfert; nella presa del qual luogo, dandolo a sacco a soldati, come meritava, mostrò quella gran pietà verso Dio e le cose sue, che maggior potesse fure qualsivoglia gran capitano, avendo prima fatto serbare nelle chiese le donne, i vecchi, e i figliuoli con guardia di soldati, ed a quel modo salvate quelle povere anime con le cose sacre. Ritornalo poi d’Inghilterra , dove fu a baciar le mani alla regina Maria , fece quella gloriosissima gior-nala di San Quintino il giorno di San Lorenzo *, che fa appunto oggi sedici anni, della quale vittoria si può di^ re veramente che resultasse la pace tra le due maestà che tuttavia dura. Ma perchè di tutte le suddette operazioni ne sono le istorie di quei tempi piene, ed ognuno,se partenonn’ha vedute, può facilmente leggerle,non passerò più oltre, bastandomi quello che ho detto per dimostrar che sua allezza ha sempre travagliato, e pure si trova ancora gagliardo e robusto. È di complessione collerica e adusta: due indisposizioni gli danno alcuna volta un poco di fastidio ; il catarro e la renella, ma ’ F. E. R. T. Vcggasi nella Relazione del BoUlù la nota relativa a