24 zia di compiacerla di due cose; la prima di donarle il conte Jeronimo da Fermo, dicendo a questo passo: « Se « io credessi die questo tale avesse, non dirò fatto, ma « immaginato di far cosa alcuna contro quello illu-« atrissimo stato, non solamente noi domanderei, ma « sarei io quello che volesse severamente punirlo. Ma « credo eh’ ella non sia più tosto stata sospezione che « colpa, il che mi fa più e certamente credere, il vede-« re che già tanto tempo non è stato di lui altro. Vostra serenità che sa particolarmente le opposizioni di questo tale, può anche conoscere se è degno di questa grazia; io non potea, nèdovea mancare di dirlo. La seconda cosa fu che vostra serenità fosse contenta che cosi potessero venire in questa città panni mantovani, come vengono i vicentini e i veronesi, dicendo. « Questi due luoghi si « servono delle lane della nostra città, e si portano con « noi ingratamente, avendoci fatto privare di poter « condurre panni ancor noi, il che saria con benefizio « de’vostri dazi, con avvantaggio ed utilità di chi com-(i prasse, oltre che questa concorrenza faria fare migliori « robe che non si fanno ». Io risposi a questa sua orazione quello che mi parve che meglio si convenisse, affermandogli sempre però, che questa eccellentissima repubblica non mancheria mai in tutte le cose cIig ella potesse, e che per le sue leggi le fosse concesso, fare a piacere di sua signoria reverendissima. Resta ora che io supplichi questo eccellentissimo senato, che, se avessi mancato in alcuna parte di questa piccola legazione mia, che è però maggiore assai di quello che mi si conviene, accettino il buon animo mio, il quale si dimostrerà sempre con quegli effetti che potranno le piccole forze mie.