3S3 gli ho parlato. Pure dirò quello che da alcuno relazioni ed osservazioni ho inteso e conosciuto, e quello che importa più compreso da’suoi interessi e comodi, essendo questi che soli regolano gli animi degli uomini e principalmente dei principi: e prima col pontefice. Procura questo principe molto l’amicizia di santa Chiesa, sì per il danno che ne potria temere essendogli nemica, come per utile che ne riceveva avendola amica. Può temerne grave danno quando avesse un pontefice nemico, poiché non può lo stato del granduca esser più mortalmente nè facilmente offeso da alcun lato, che da quello del papa, rendendo i monti, che da tutte le altre parti cingono la Toscana, fuori da quella della terra di Roma, come si è detto, molto difficile T entrata agli eserciti e particolarmente all’artiglieria; ed entrato che vi fosse l’inimico non vi potrebbe vivere senza l’aiuto dello stato ecclesiastico, essendo il paese, fuorché da quella parte non manco sterile, che difficile; onde con poca gente non potrebbe farsi contra il granduca, e se con molta non potrebbe mantenersi,osservandosi massi"-me quest’ordine in Toscana di far condurre, anco in tempo di pace, acciò sia tanto meno difficoltà al tempo di guerra, quella più quantità di vettovaglie che sia possibile nelle città e terre forti, lasciandone quasi vuota la campagna, alla quale se ne somministra alla giornata. Ma dalla parte del pontefice, oltreché per la pianura e larghezza dei confini di terra di Roma , avria molto più facile l’adito, sentiría anco molto più comodo di vivere da questo stato, sì per quella parte come per quella di Lombardia per la via di Bologna. Di ciò si ha certa l’esperienza non avendo avuto la città di Firenze alcuno grave pericolo, che non sia entrato per la porta del