22 gnora duchessa, insieme con il segretario Calandra, uomo reputalo d’assai. Vengo mò, serenissimo principe, alla terza parie nella quale ho da dire la risoluzione circa li banditi, ed alcune altre cose che mi disse sua signoria reverendissima , commettendomi di riferirle a vostra serenità. Il giorno che io dovevo partire, sua signoria reverendissima mi venne a trovare nella mia camera, ove, essendo noi soli ed il segretario, mi disse quel che anco mi aveva detto innanzi: « Ambasciatore, circa li « banditi, direte a quella illustrissima signoria, che « io aveva in animo di prevenire la sua dimanda, « perchè nessuna cosa ho tanto a cuore in questo gover-« no, quanto che conservare la giustizia per quanto « possono le forze mie; e spero che il nostro Signore « Iddio ajuterà questa buona intenzione mia. Ho voluto « vedere la convenzione del duca di Ferrara, la quale, « perchè in alcune cose non mi piace, farò fare una « scrittura la quale sarà poi appresentata per l'ambascia-« tore mio; il quale voglio che vi accompagni ad ogni « modo, poiché siete disposto di voler partire; e se quei « signori vorranno fare come vorrò io, mi piacerà Fes-« sermi conformato con loro. Se no, io voglio fare quel « che vorrà quella eccellentissima repubblica. » Sì che la cosa si concluderà per mezzo del detto ambasciatore come vorrà la serenità vostra. Il quale ambasciatore dimostra talmente essere affezionato alle cose di questo illustrissimo stato, per avere abitato undici anni continui qui, e per aver sempre ricevuto, e dalla vostra serenità, e dalli particolari gentiluomini, cortesia, che dice di non voler cedere iti affezione verso questa repubblica a qualunque altro che sia nato in questa città.