295 vostra, o poi soggiunse così: « Ambasciatore! non cre-« dano li signori Veneziani tutto quello che viene loro » scritto, potendo essere avvisi interessati ; perchè io « per me non amo più una parte che l'altra, e purché « siano d’accordo tra loro, io sarò e vecchio e nuovo * « o quel che vorranno: mache volessero fare uno stralta-« gemma al re mio signore, questo non lo comporterò « mai. E dico di nuovòche l'intenzione mia 11011 è di « farmi padrone di Genova, ma farò che si accordino « tra loro i Genovesi, e restino assicurate quelle parti « d’Italia che sono del re, acciò non sia impedita in « quest’anno futuro l’armata che tengo sotto di me. » Ora per metter fine al discorso de11i pensieri e delti disegni del sig. don Giovanni, dei quali ne ho detti alcuni, che non sono però il suo maggior fondamento, dico che egli ha da essere, e credo che sia principalmente intento alle cose turchesche; e se per tale effetto non attende a mantenersi grati li principi cristiani, chea qualche tempo con l’occasione potriano dargli campo di perfetta gloria, 11011 creda vostra serenità che ciò egli faccia per poco pensiero che tenga, nè per ignoranza, ma lo fa a bello studio, procurando anco per questa via di far conoscere al re, che dalla maestà sua vuol sempre dipendere, e che non vuole in alcun tempo, nè da per sè, nè col favore d’ altri, esser cosa alcuna. Lo che peraltro non so quanto in fondo sia bene inteso da sua altezza, ritrovandosi nello stato in cui è, e senza nulla, anzi mi pare che dovria considerare che gli Stati 11011 sono sempre fermi, e che li principi non vivono sempre; che d re morendo lascierebbe li figliuoli molto piccoli *e * Allude alle fazioni di Genova. a Ónde Don Giovanni non potrebbe esser sicuro dell’ animo loro.