3o5 di aver ritrovali nemici, e per dubbio di non ricevere diinno in cambio di dargli lingua sariauo forzati per loro sicurezza a tirargli l’artiglieria; dal che ne seguireb-bono senza dubbio-disordini e grandissime confusioni fra tutta la cristianità, e particolarmente notabilissimo disservizio a sua maestà cattolica, perchè li suoi legni mai potriano in luogo veruno aver lingua di cosa che investigassero, dovendo esser l'abboccarsi con loro, come coi nemici stessi. Finalmente pregai sua altezza a tener memoria di tutti li fatti antichi e moderni, ricercando qualsivoglia età, e poi vedere quando sia mai accaduto che un amico ricevuto, accettalo ed assicuralo in casa dell’altro, fosse offeso e trattato da nemico da quel che l’avesse ricevuto in casa sua. Nè mai principe, per superiore ancora di forze che fosse, ha cercato di offendere il suo nemico ricevuto ed assicurato in casa sua, se non quando non ha voluto tener più conto dell’amicizia ; il che sapevo certo non essere in mente del re cattolico, nè di sua altezza versola serenità vostra, clic cosi costantemente onora il nome di sua maestà , ed appresso quello di sua altezza; in tal proposito gli ricordai come un capitano di quattro galere di Carlo V suo padre, avendo presa una nave francese in Provenza, che conduceva due pezzi d’artiglieria in Costantinopoli, mandati in dono dal re Francesco a sultan Solimano, e condolta la nave in Spagna, Cesare non patì che fosse ben presa, anzi la fece subito licenziare per il suo viaggio, dicendo che non toccava a lui questo negozio ma al re di Francia medesimo ed al papa. Dissi anco di più che essendo mandato Antonio Doria dall’ imperatore con alquante galere (dopo rotta la lega del 38) a dar soccorso in Castelnuovo, ritrovando in viaggio una nave Voi. v. 20