rendesse le piazze, la maestà sua e suoi consiglieri procedermi«} sempre più che tiepidi in questo fatto; e se bene il tempo del li tre anni passò, e che la Francia già cominciasse a sentir li travagli, che gli sono poi occorsi, non però il re fece mai in questo altro oflicio che comune e freddo, forse per questa gelosia , o per non esser poi astretto lui di render le due che avea , ma tener il duca in continua necessità di dipendere da lui. Sua eccellenza, che era più tosto desiderosa di riaver queste piazze, vedendo la poca speranza che gli dava Spagna , consigliato da madama sua moglie, cominciò ad inclinar l’animo alla composizione coi Francesi, promettendogli la detta madama che lasciandone qualche porzione gli saria restituito il resto; significando che con Pinerolo e la Perosa il fe cristianissimo si saria contentato. A. tal che il signor duca mandò a far sa-pereasua cattolica maestà, che lui non vedeva modo di poter riaver le sue piazze di man de’Francesi se non con la composizione di qualche cosa, e che però Tavea voluto far sapere a sua maestà acciò comandasse quanto egli avesse a fare intorno a ciò; perchè quando la maestà sua avesse veduto o giudicato che altra strada fosse migliore per indur Francesi a detta restituzione, lui a vria fatto quanto gli fosse stato ordinato ; e che pur quando fosse venuto a composizione, mai avria lasciato altro che la terra di Pinerolo e suo territorio , nè specificò chiaramente di dar la Perosa. Fu prolungata la risposta del re di Spagna per molti giorni, come quello cui dispiaceva tal composizione, nè manco voleva per tal causa entrare in nuova guerra. Non restava però il duca di continuo da stringere la pratica con Francia; onde in fine vedendo il re cattolico di non poter con sua dignità v»i. v. 4