473 in Milano, circa alla devozione verso lei de’sudditi di quello stato, vedendo gli Spagnuoli che niuna cosa possa maggiormente tener in freno i suoi vassalli, che la severità di questo officio: la quale essendo grandemente abborita dai Milanesi per il sospetto, che hanno, che con questa via abbiano ad essere spogliati di tutti i loro beni, si fa giudizio che abbiano a rendersi molto difficili in accettarla <. La seconda cosa è la giustizia. Questa dividendosi in due parti, comutativa e distributiva, è da sapere, che sebbene la comutativa non proceda per quei termini che doverebbe, non sono però incolpati altri che li ministri, li quali per lo più sono milanesi, essendo ognuno capace, che questa maestà desideri grandemente che sia debitamente amministrata, nè manca S. M. di favorire i buoni e di castigare i mali ministri quando glie ne viene fatta conoscenza e riporto. Quanto alla distributiva S. M. ha lasciato in piedi tutte le dignità edofficj, che tenevano i duchi passati, e ha mantenuto il padre. E ben vero che, come suole occorrere nelle cose grandi, essendo questi officj distribuiti in parte da’ suoi ministri, prevalgono bene spesso i favori ai meriti, e da un tempo in qua è anco alcuna volta prevalsa la nazione, avendo S. M. dato i gradi principali di quello stato a Spagnuoli; ma niuno sin’ora può dire, che la intenzione del re non sia ¡di conferirli nelli migliori, senza distinguere, anzi con preferire sempre quelli dello stato. Nella materia poi delle gravezze, la quale aneli essa si può metter sotto a questo nome di giustizia distri- 1 Fino dal 1559 era stata fondata nel Convento delle Grazie dal cardinale Alessandrino, Michele Ghisilieri, che fu poi S. Pio V. pontefice, il Tribunale della Inquisizione; ma il duca di Se ssa tentò invano all’epoca della quale parla la Relazione, di darvi una più efficace consistenza.