y i7S egli se ne saria curato poco, e che forse il papa se ne saria pentito. Con tutto questo però volle sua eccellenza dimostrarsi principe veramente cattolico ed ubbidientissimo a santa chiesa ; però fece restituire e condur sino a Roma altrettanto grano quanto era quello che fu rattenuto, pregando inoltre sua santità a conceder l’assoluzione della scomunica a quelli che potevano esservi incorsi per questo fatto ; e si contentò anco che la ottenessero con una pubblica penitenza, che volle dar loro la santità sua , senza la quale negava allatto di voler concedere 1' assoluzione. Ma sebbene si contentò sua eccellenza di tutte queste cose, restò però molto mal satisfatta di questo modo di procedere; di maniera che molte volte ancora se ne dole. Si aggiunge ancora, die desiderando il papa maggior cura, ovver rigore, in sua eccellenza, d i quello che usa per tener netto lo stato suo dagli Ugonotti, non resta mai di far nuovi ofiizj, a questo effetto avendo molte volte procurato, oltre agP altri, che fossero scacciate di Torino la contessa di Tenda e la marescialla di Leiny (donne veramente, se ben per grado e sangue assai onorate, infamissime almeno per la pubblica professione che fanno della falsa religione) senza che mai gli sia stato possibile di indurre il signor duca a cacciarle in effetto, sebben molte volte ha fatto di ciò larghissime promissioni a sua santità. Di che dolendosi ella assai gagliardamente, e non potendo o non volendo sua eccellenza provvedervi, ciò genera una reciproca mala satisfazione; nell’ uno per non veder osservato quello che molte volte gli è stato promesso, nelPallro per non essere ammesse per buone le sue ragioni , con le quali dice che è vero che ha promesso a sua santità di scacciarle, e che lo vuol fare anco quando il papa