258 RELAZIONE DI FRANCIA ordinariamente, sebben da poco tempo in qua ha sminuito 1’ uno e 1’ altro ; ben spesso si risente, e molti fan giudizio che non abbia ad aver troppo lunga vita. È donna savia e di gran spirito ; il che ha dimostrato in tutto il tempo della sua vita, e più dacché è restata vedova con i figliuoli putti, avendo in tanti moli del regno ridotto con la sua prudenza e governo le cose al termine che sono adesso ; il quale se ben non si può dire che sia buono, è però con la conserva-zion della corona in testa di suo figliuolo ; e come ella suol dire, se non ha potuto portar sulle spalle questo peso di conservare il regno a' suoi figliuoli, se 1’ ha almeno strascinato dietro fino che si son fatti uomini. È vero che non si può negar che la regina non attenda quanto può a conservarsi nelle mani 1’ autorità e il governo del regno; ma bisogna anco confessare che questo è con beneficio dei figliuoli e del regno istesso ; perchè non è dubbio che se una di quelle fazioni, o della casa di Guisa o di Momoransì, comandasse, si verria subito all’ armi, le quali sariano mosse da quelli che fossero esclusi dal governo ; dove che a questo modo, portando ora uno ora 1’ altro innanzi, conserva insieme il regno in quiete e sè stessa in autorità e nel governo. Dal che si comprende quanto è falsa la calunnia, che era data alla regina di favorire la parte degli ugonotti per affezion particolare che la gli portasse ; e non si può aver più certo testimonio quanto la maestà sua sia cattolica, quanto il veder come ha educati i figliuoli ; i quali tutti veramente sono esempio di devozione e di buona religione. È anco gran testimonio 1’ aver mandalo mons. d’Angiò, che è il suo occhio destro, in due battaglie contra ugonotti con tanto pericolo della vita. Del re credo che sarà caro alla Serenità Vostra intender così le qualità dell’ animo come quelle del corpo ; perchè spesso per molti accidenti si mutano i pensieri degli uomini, e massime dei principi, e tanto più dei principi giovani, e in particolare adesso, che essendo maritato ed avendo acquietate le cose del suo regno, si può veramente chiamar re. E per parlar prima delle qualilà del corpo, dalla complessione del quale molle volte si scoprono negli uomini i costumi dell’ani-