* In osservanza del lodevol instilulo di questa gloriosa Repubblica, con la maggior brevilà e minor tedio che sarà possibile, riferirò alla Serenità Vostra quanto io giudico degno dell’ intelligenza sua di questa mia legazione e peregrinazione, che così veramente si può chiamare ; per la quale mi partii dalla Serenità Vostra a’ 4 di novembre del 1540, e a’ 2 di decembre passai crudelmente il Moncenis, e ne sono tornato a mezza estate , che all’ ultimo di luglio passai la Gabelletta, così aspra montagna che mi sforzò con estremo caldo camminar a piedi la maggior parte nel discendere, ed arrivai qui a’ 20 di agosto passato ; dal qual tempo non so se io potessi cavare tre mesi che io sia stalo fermo, per il continuo vagare che fa quella maestà con tanto incomodo di chi la convien seguitare, quanto è noto ormai a tutto il mondo ; e ciò il re ha fatto più assai in questi due anni che mai per innanzi abbia fatto. Ommetterò molte cose superflue alla presente considerazione riportandomi a quanto io ho scritto e ai clarissimi miei predecessori , 1’ ultimo de’ quali fu messer Carlo Capello (1). Dividerò in tre parti questo mio discorso : nella prima sarà la descrizione della Francia, non (1) Del quale ci manca la Relazione.