106 RELAZIONE DI FRANCIA debolissime spalle, non solamente non è in termine di poter sostentare altrui, ma esso stesso è in tanto pericolo che, per ogni piccolo strepito o rumore che si senta d’ appresso, trema e sbigottisce tutto. Dovendo adunque al presente descrivere lo stato della Francia, e quello che ho potuto vedere e intendere in quattordici (1) mesi continui che mi sono trovato a quella corte, mi sforzerò rappresentare quanto più si possa al vivo la vera imagine dell’ una e I’ altra fortuna di quel regno, trattando particolarmente non in forma d’istoria ma di semplicissimi commentarii e di brevissimo discorso, le cause della sua grandezza, e quegli accidenti che I’ hanno fatto cascare nuovamente nei pericoli in che si trova. E benché non penso dilettar chi legge nè con la vaghezza della materia, che è in gran parte lacrimabile, nè con Io splendore e ornamento delle parole (che non ho mollo studio in questo), tuttavolta essendo quello che ho da scrivere di tanto momento e di così grande esempio a chi ha da governar popoli e regni, non credo che sarà tanlo inutile questa fatica, nè che sarà riputato male speso quel poco tempo che altri metterà in leggerla e considerarla. Principiando adunque da questa parte, dico che il regno di Francia, pty- un ¡versai consenso del mondo, fu reputato il primo regno de’ cristiani per dignità e per potenza, e per autorità del re che lo governa. Perchè, quanto alla dignità, fu sempre libero sin dal suo principio, e non ha mai conosciuto niuna superiorità da altri che da Dio. La qual cosa benché sia comune a molti altri regni, non è però a tutti ; perchè altri ha riconosciuto la Chiesa, come fu già l’Inghilterra e ora è il regno di Napoli ; altri l'impero, come fu già la Boemia e la Polonia. Oltre di questo, è regno più antico di ogni (1) Un esemplare di questa Relazione esistente nella Marciana, e del quale ci siamo in alcuni luoghi ¿iovaio, dice XXXIV, e nella stampa del Tesoro Politico si legge tre anni continovi. Sbagliano tutti per quanto abbiamo dello ncH’Avvertimento. E siccome abbiamo dal registro degli Ambasciatori che il Soriano fu nominalo con decreto del 4 decembrc 1559, e il Barbaro, suo successore, il di 11 giugno 15G1; e siccome sappiamo che lutti tardavano nell’andare, nè ritornavano che dopo giunto in corte il successore, la vera durala di questa legazione deve essere stala di circa mesi ventiquattro.