356 RELAZIONE DI FRANCIA non credo che alcuno de’tanti prestantissimi senatori che sono qui, nè la Serenità Vostra ¡stessa (tanto, per elezion sua e per l’obbligo, tenuta alla patria, essendo stata promossa ed esaltata all’ ultimo grado), potessero dimostrarsi nè più infervorati nè più ardenti nella conservazione e accrescimento della repubblica, di quello si dimostra la maestà sua : così vive e affettuose sono le parole e offici suoi. E si può credere, se venisse l’occasione, che in quello ch’ella potesse sariano anco gli effetti : onde per ricompensa di questa gratitudine di sua maestà siamo tutti tenuti a desiderarle e pregarle dal Signore Dio tutto quello di grandezza e di prosperità e di lungo corso di vita che le potesse avvenire, dovendo tutto resultare a comodo e beneficio di questo stato. Licenziato dal re, mi licenziai parimente dalle regine, non avendo potuto veder la serenissima madre, per trovarsi assente, per le cause e impedimenti scritti da me allora (1). E così andai cominciando dai cardinali, e dai principi, e dagli ambasciatori ; essendo tutti in persona tornati al mio alloggiamento a far meco l’istesso : non tacendo che con molto onore e reverenza verso la Serenità Vostra, e con molta sua dignità e reputazione, vi venissero anco i due cardinali di Guisa e d’ Este insieme col vescovo di Parigi, con tutto che, come cardinali, e cardinali principi, si stimino ordinariamente niente manco del re. Così avendo dato fine a tutto quello che apparteneva al mio obbligo, non avendo lasciato al partire d’aver riconosciuti tutti quei ministri che m’avevano servito, nel modo fu giudicato conveniente all’ onore della Serenità Vostra e alla pubblica dignità, uscito di Parigi, mi ritirai al solito luogo del ponte Chiaranton, dove mi convenne fermar tanto che i gentiluomini e servitori potessero provvedere a molti lor bisogni e comodità per il lor ritorno in così lungo viaggio e in così dura stagione; massime trovandosene alcuni animati) Era presso il (luca d’Alanson, il quale, fuggito di corte, come sopra è detto, si teneva a capo dei malcontenti e minacciava la persona stessa del re suo fratello. Caterina venne a capo d’ una tregua sulla fine di novembre, e poi della pace detta di Monsieur il 6 maggio susseguente. Tutte brevi stazioni in quel lungo conflitto che doveva finire coll’ estinzione della casa di Valois nel 1589. *