320 RELAZIONE DI FRANCIA è tanto piccola di persona e brutta, che non credo inai che il re sia per pigliarla (t). La sanità di sua maestà non è giudicata molto gagliarda, perciò affrettava il maritarsi per causa della successione. Il duca d’Alanson è persona taciturna, nè cosi facilmente si può conoscer quello che abbia in fantasia. Nelle azioni procede strettamente e con animo doppio, ed è tenuto per giovane di non buoni pensieri, ambizioso sopra ogni modo, e che per dominare ardiria qualsivoglia grande impresa. Sua altezza a marzo passato entrò in 2t anno ; è di corpo ben formata, ma le fattezze del viso sono grosse e brutte. Quanto ella vaglia in guerra o nei negozj non si può ancor sapere perchè I* una e gli altri li ha poco maneggiati, e per la inesperienza queste cose della congiura (2) sono state da lui quasi puerilmente guidate, e mi ha detto persona che gli desidera ogni bene, che lui non solo non ha saputo far quanto gli era stato consigliato, ma s’è governato in modo che ha messo in rovina e fatto perder tutti quelli che gli erano amici. Ora sua altezza sta aspettando la risoluzione del re suo fratello, poiché lo scappare , che più volte ha tentato, non gli è potuto riuscire; ed è con l’animo tutto travagliato per il dubbio di quello che di lui sarà deliberato. Degli altri principi del sangue, il re di Navarra è il più prossimo alla successione; lui ancora è giovine, ed ha un cervellino assai leggiero, e nella vanità assomiglia assai al padre, per le quali cose ha poca riputazione e pochissimo seguilo (3). Di questo fatto e imputazione delle congiure non si mette pensiero, e par che poco se ne curi. A lui segue il principe di Condè suo germano, che ha forse vent’anni, ed è di più spirito e giudizio ; tuttavia lui ancora non vai molto. Lui ha due o tre altri fratelli, ma assai piccioli, e sono sotto la cura del cardinale di Borbone suo zio. Resta il duca di (1) Sposò invece nel 1575 Luisa figlia di Niccola di Lorena conte di VaU“ demont. (2) Della quale è discorso più innanzi. (3) Così parla il Cavalli di quegli che fu poi Enrico IV. Ond’è ben luogo di esclamar col Poeta : « Vedi gfudicio uman come spesso erra ! »