DI SIGISMONDO CAVALLI 1574. 315 che compagnia di gente d’ arme, beato colui che prima può scappare e lasciar in abbandono la propria casa. Il clero e i nobili ancora, chi per uno chi per altro rispetto, s’ atlrovano in stretti termini ; ma più la nobiltà, che è tutta consumata e indebitala. Quelli che pur hanno qualche polso sono i borghesi , mercanti, bottegai, e quella sorte di gente che chiamano di robba lunga, come presidenti, consiglieri , tesorieri e simili, i quali spendono poco, si sanno meglio governare, e attendono a mangiar gli altri. Onde essendo ogni sorte di persone tanto esausta, e il danaro ridotto in man di pochi, quando il re ne vorrà gli converrà costar più caro , nè potrà sua maestà estraordiuariamente esser tanto nè si prontamente soccorsa ed aiutala, come si è fatto ai tempi passati. S’ aggiunge alle miserie sopradelte , che la giustizia e la religione s’ attrova in grande abuso, perchè oltra gli ugonotti manifesti ve ne sodo de’secreti in copia grande; ed assai di quelli che fanno del cattolico , a me è parso veder che non curino molto di religione , ma si servano d’essa perchè torna bene ai disegni loro ; in modo eh’ essendo smarrito il timor di coscienza sono fatti sì rapaci e ingiusti, che appunto pare che non vi sia il timore del giudicio divino. Da tali fonti corrotti gli animi, s’è perso ancora quella suprema riverenza ed obbedienza che portavano al loro re , la qual soleva esser tanta, che gli avrian donato non solamente la roba e la vita, ma l’anima e l’onore; ma ora nel dare son mollo parchi, e dell’obbedienza agli ordini e editti regali par che se ne burlino. Dirò ora alcune condizioni di quelle che erano nel re Carlo IX, per non passarle tutte con silenzio. Sua maestà quando morì non gli mancava più d’ un mese a finir venti-quattro anni ; ma se non si avesse rovinata la complessione con gli esercizi violentissimi che faceva, aveva natura di poter viver mollo più. È cosa da non creder le fatiche intollerabili che usava nella caccia , e quando non v’ andava , il che occorreva rare volte, giocava d’ arme , alla palla , e fino avea piacere di batter ad una fucina, che sempre conduceva seco, tre o quattro ore continue , con un gran martello, facendo