DI GIOVANNI CORRERO. 1569. 207 Il papa (1) può dire, a mio giudizio, d'aver in questi romori piuttosto guadagnato che perduto, perciocché tanta era la licenza del vivere, secondo che ho inteso, prima che quel regno si dividesse in due parli, era lanla poca la devozione che in generale avevano verso Roma, che il papa era più consideralo come principe grande in Italia, che come capo della Chiesa e pastore universale. Ma scoperti che si furono gli ugonotti, cominciarono i cattolici a riverire il suo nome, e riconoscerlo per vero vicario di Cristo, confermandosi tanto più in opinione di doverlo tener per tale, quanto più lo sentivano sprezzare e negare da essi ugonotti ; onde la negazion di questi era un’ approbazione per parte di quegli altri. Quelli anco, che non si pigliavano molto pensiero di religione (che non sono pochi), ma fanno professione di esser buoni servitori del re, per contrariare o dimostrarsi almeno contrarii agli ugonotti, più del solilo si misero ad onorarlo. È ben vero che ha giovato grandissimamente a ridurre il nome del papa in reputazione, la vita ed il particolar procedere di questo pontefice ; perchè quei popoli si sono ollremodo compiaciuti delle tante riforme che sentivano farsi nell’alma città di Roma. Ammiravano poi, come cosa non più udita già da molt’an-ni, la modestia che ha usato in beneficare i suoi parenti, e il non averli voluto fare conti nè marchesi nè duchi, ma tenerli in una mediocrità conveniente allo stato loro. E prometto a Vostra Serenità che sola quept’azione è stata bastante a farlo giudicare un santarello da tutti questi popoli, i quali, assicurati che egli non sia dominato da passioni particolari, credono che i suoi fini risguardino solo il benefizio universale, e non l’interesse di pochi, nè ad altro tendano i suoi pensieri che a sradicare 1’ eresie che vanno attorno, a levare gli abusi della chiesa, e a ridurre i preti ad una semplice e laudabile maniera di vita. Che più? Gli ugonotti stessi non trovano in che biasimarlo, e dicono che sua santità ha buona coscienza ; e tanta forza ha l’integrità della sua vita, che dai suoi nemici medesimi merita esser laudata. È tenuta sua santità dal re, regina, ed altri grandi della corte, per uomo dabbene, sincero (I) Pio V.