DI GIOVANNI COUBERO. 1569. 221 quel duca è slimato, non può sua maestà in un certo modo esser reputata semplice cittadina. Vogliono alcuni che ella pretenda sullo stato di Fiorenza come sorella del duca Alessandro; ma sono cose che vengono dette più per dignità di sua maestà, che perchè tale sia 1* intenzione sua, o che essa vi abbia alcun pensiero. Vostra Serenità è tenuta per buona e vera amica di quella corona; e credono che questa amicizia sia ora così ben fondata che difficilmente possa patire alterazione alcuna. S’immaginano i francesi che metta conto a questo dominio lo stare unito e congiunto con quella maestà cristianissima, e che perciò Vostra Serenità, tirata dal proprio interesse, desideri la conservazione di quel regno, e sia per procurarla; uè mai abbia a mancargli ne’suoi bisogni. E però tutte volte che a quella corte era sparsa qualche voce di leghe tra il papa, imperatore, re cattolico, ed altri, ancorché sapessero che erano invenzioni d’ ugonotti per metter sospetto, non per questo lasciavano di discorrervi sopra, e dicevano: « Non si parla della Signoria di Venezia, perchè non si parla della corona di Francia. » Come se non si potesse far menzione dell’ una senza l’altra. Si sono anco grandemente confirmati in questa opinione per 1' imprestilo degli ultimi centomila scudi ; perchè dubitavano essi, e non poco, della repulsa, conoscendo d’ aver mancato troppo in non restituire i centomila scudi passali. Ma veduta la prontezza colla quale furon servili, restarono soddisfattissimi; e la serenissima regina disse poi più volte d’avere compreso che Vostra Serenità s’era mossa a farlo più per accomodare il suo figliuolo in quel bisogno, che per i partiti proposti. Questi denari, a mio giudizio, si riscuoteranno: e se per sorte il re in qualche necessità si servisse dell’assegnamento, non bisogna che Vostra Serenità sia così modesta in domandarli, com' è stata nel passato, nè dubiti d’ esser molesta per domandarli, perchè sono quelle maestà tanto assuefatte ad essere mangiate e rubate da ogni parte, e tanto hanno assuefatte 1’ orecchie a richieste poco ragionevoli, che non può dubitare d’esser reputato importuno colui che giustamente loro dimanda il suo. L’ amicizia di Vostra Serenità è molto più sti-