224 RELAZIONE DI FRANCIA pedirli Carlo V, nè poterono impedirli gli svizzeri. Nè accade che si conducano dietro artiglierie, e simili impedimenti, perchè n’ hanno tante nelle piazze del Piemonte che basterebbero a tre eserciti, non che ad un solo. Giunti in Piemonte, in pochi giorni possono anco essere nello stato della Serenità Vostra. Ma piaccia a Dio eh’ ella non abbia mai bisogno di loro, nè dell’ aiuto d’ altri, ma si conservi in questa tranquillità e quiete, non solo predicata ma ancora invidiata da ciascuno. E ben lo posso dire perchè tra le miserie di quel regno spesso sentivo dire: « Oh foss’io in Venezia! avessi io tutti i miei beni a Venezia! » Molti venivano ad informarsi da me, ed altri mandavano persone di qualità, domandando se Vostra Serenità pigliava denaro, cioè se la zecca era aperta (lo sanno i miei fratelli che glielo scrissi); perchè disegnavano far de’ grossi depositi, e lasciarli là, per quel che avesse potuto succedere. Non s’auguravano d’ essere in Roma, Napoli, Milano o in altra città principale d’ Italia, ma in Venezia, come se volessero inferire, in un porto sicuro, dove un solo Dio è conosciuto, una sola religione osservata, un solo principe riverito, una legge è comune a tutti, e dove finalmente senza timore e senza spavento ognuno può vivere e godere quietamente il suo. Ho avuto per mio secrelario messer Carlo Berengo, del quale basterà dire che, si come le fatiche di questa ambasceria son cresciute senza comparazione rispetto a quella di Savoia, cosi è cresciuta in me I’ affezione e il desiderio di giovargli. Deve anco per giustizia essere cresciuta la grazia di Vostra Serenità verso di lui, la quale lo faccia degno di servirla in questo consiglio, o degno di quegli onori e utili con i quali largamente Ella suole premiare chi bene ed onoratamente la serve. E tanto più egli n’ è meritevole quanto che il poverino è stato la maggior parte del tempo indisposto di malattie lunghe, gravi e pericolose ; nè con tuttociò rimetteva, in quanto poteva, il servizio della Serenità Vostra ; a tal che giusta causa mi muove a raccomandarlo, come faccio, con ogni affetto a Vostra Serenità. Venne in mio luogo, mandato da Vostra Serenità, il clarissimo messer Luigi Contarmi (1), il quale comparve cosi onoratamente in tutte le cose, che ben si dimostrò degno, anzi dignissimo rappresentante di questo (I) Del quale segue la Relazione, non conosciuta dal Tommaseo.