DI GIOVANNI MICHIEL. 1572. 295 1’ ammiraglio e degli altri principali di quella banda, sì come lei s’imaginava che saria successo; e che non vi fosse altra via, nè occasione maggiore per condurveli. E raccontano che quando si trattavan le nozze, quelli che le praticavano ammonivano la regina che non si mostrasse tanto bramosa della conclusione, concedendo essa liberamente quanto le era richiesto dalla parte di Navarra, perchè averian ridotto quelli di Navarra a quelle condizioni che lei medesima avesse voluto. Ma la regina rispondeva che non si curava di poco più o manco, purché si tenesse fermo il punto di far le nozze a Parigi ; e per assicurarsene, fece che la figliuola medesima lo dicesse più volte al re e ai fratelli, che non permettessero, poiché voleva disponer di lei in questo parentato, che fosse trattata da manco delle altre sue sorelle e figliuole di re, in far le nozze a Parigi ; che se non otteneva questo non accon-sentiria al parentato. Ottenuto adunque questo punto senza contradizione, andò la regina pensando ed ordinando il resto. E affermano che dell’ archibusata, imputala, come ho detto, che fosse fatta tirare da mons. di Guisa, egli non ne abbia mai saputo niente, perchè non sarebbe stato tanto ardito, sulla faccia del re, di venire ad un tale effetto ; perchè la ingiuria sarebbe stata del re, il quale sebbene per allora l’avesse dissimulata, nondimeno a tempo avvenire, avria potuto ricordarsene con gran danno di esso di Guisa e della casa sua, esclusa che fosse dal servizio del re e della grazia sua. Dove ora, avendo egli trovato chi così largamente ha falle le sue vendette, senza che lui l’abbia pur pensato, va di giorno in giorno guadagnando più di grazia e di favore in corte, essendo amabilissimo e carissimo al re e ad ogni altro, e dando segno per 1’ ardire e valore mostralo già sulla guerra, di non aver a degenerar punto dal valor del padre. E stata adunque, dicono, concertata l’archibusata da mons. d’Angiò e la regina ; e si dice, ma secretamente (e così sarà bene, sia anco qui tenuto sotto credenza), che non si fidando loro di alcun francese, 1’ abbiano fatta tirare da un capitano fiorentino, creatura della regina e favoritissimo di monsignore, conosciuto da ognuno che sia stato in Francia,