DI GIOVANNI CORRERO. 1569. 197 che dargliene, e i cattolici mal volentieri gliene danno : e pare a loro che col pagare certe imposizioni poste nuovamente, siano da quell’ obbligo liberi che avevano di soccorrere il loro re ne’suoi bisogni. E per causa di queste nuove gravezze, odiano essi estremamente gl’ Italiani, come inventori di esse. E prometto a Vostra Serenità che per due mesi continovi, ora son due anni che gl’ Italiani correvano non poco pericolo a camminare per Parigi, perchè il re, desideroso di trovar denari, volentieri porgeva orecchio a chi gli proponeva nuovi modi di cavarne. Tra’ quali ne fu uno di tanto per cento sopra le doti, e di una parpagliola (1) per creatura che si battezzasse. Questo maneggio, inteso dalla nobiltà e dal popolo, causò tanto romore, che gl’ Italiani erano perciò indifferentemente guardati con occhio torto ; e per buon rispetto non volle sua maestà procedere più oltre. Si ha poi da considerare che il denaro di quel regno è ora ridotto in una sorte di persone, di quattro che ve ne sono, clero, nobili, borghesi e popolari. Il clero è rovinato ; nè per adesso, e sino a tanto che durano questi moti, può sperare di alzare la testa : perchè, non compresi i beni della Chiesa impegnali e venduti di commission del papa, ha pagato dal 1561 in qua, più di dodici milioni di scudi. E questo sarebbe poco, perchè è ricco di sette milioni d’entrata, rispetto al danno che ha ricevuto non manco dai soldati amici che dai nemici. La nobiltà è fallita, nè ha un quattrino, pure per causa della guerra. Ed il popolo di contado è stato così ben mangiato e rubato dalle genti d’arme, che da per tutto vivono a discrezione, che appena ha tanto che possa coprirsi la carne. Restano i borghesi e uomini di roba lunga, come senatori, presidenti, consiglieri, procuratori e simil gente , i quali hanno tanto oro che non sanno che farne d’ esso. E quanto più il danaro è ristretto in poche persone, tanto maggior difficoltà ha il principe in averne, se non vuole usar violenza. Oltre questa difficoltà che il re patisce con i suoi proprii sudditi, vi si aggiunge anco, che egli ha perso totalmente il credito con i mercanti forestieri, nè troverebbe (1) Voce che vive nel Bresciano, nel Milanese, e vale ora dieci centesimi. Quanto valesse allora non so. (Tommaseo).