180 RELAZIONE DI FRANCIA Ritrovai quel regno, certo, posto in grandissima confusione : perchè, stante quella divisione di religione (convertita quasi in due fazioni e inimicizie particolari), era causa che ognuno, senza che amicizia o parentela potesse aver luogo, stava con 1’ orecchie attente , e pieno di sospetto ascoltava da che parte nascesse qualche romore. Temevano gli ugonotti, temevano i cattolici, temeva il principe, temevano i sudditi ; e se voglio dir la verità, mollo più temeva il principe e molto più temevano i cattolici, che non facevano gli ugonotti; perchè essi fatti arditi, anzi insolenti, poco curandosi di editti di pacificazione, o d’altro comandamento regio, cercavano con ogni possibil mezzo di ampliare e dilatare la loro religione, predicando in diversi luoghi proibiti, e sino dentro la città di Parigi, ove il popolo è così devoto (levatone un picciol numero) e così inimico a loro, che con ogni ragione posso affermare che in dieci città delle maggiori d’Italia non vi sia altrettanta devozione e altrettanto sdegno contra i nemici della nostra fede quanto in quella. Pure essi, sprezzando questo, si facevano lecito raunarsi in molle case di privati ; ed in luogo di campane chiamavansi la notte a colpi d’archibugiate. Al-l’incontro i cattolici eran tenuti bassi ; e la serenissima regina, spaventata dalle sollevazioni passate, non ardiva far cosa per la quale essi ugonotti avesser potuto prendere un minimo sospetto. Anzi mostrando essa di non vedere quello che facevano, con pazienza li tollerava, umanamente li raccoglieva, e con apparente amorevolezza li appresentava e favoriva. Credeva sua maestà (come più d’una volta m’ha detto lei stessa di propria bocca) di renderli con questi mezzi e quieti e contenti ; e trattenendoli così, sperava col tempo dover consumare quest’ umore il quale ella giudicava piuttosto ambizione e desiderio di vendetta, che affetto di religione. Sperava ancora che con gli anni del re dovesse crescere l’obbedienza nei sudditi, e così fosse levata la facilità a’sediziosi d’alzar le corna conira di lui. Ed in questo proposito mi disse sua maestà un giorno, che la si riputerebbe la più sfortunata donna del mondo se solo a lei tra le regine di Francia fosse tocco sentire di questi travagli : ma si consolava con questa ossei-