280 RELAZIONE DI FRANCIA stra Serenità, ma per la conoscenza e domestica amicizia nostra in corte dell' imperatore e in altri lochi dove ci siamo trovati insieme. A.U’ udienza, mandò il re a levar il clarissimo Cavalli e me dall’ alloggiamento i suoi propri cocchj, per condurne e ricondurne a casa; e ad accompagnarne, oltre il sig. Jeronimo Gondi, che ha carico degli ambasciatori, il sig. di Roffen, ca-valier dell’ ordine e persona attempata, uno de’ consiglieri del consiglio privato, e M. Lobepina (1) persona di chiesa, figliuolo del Lobepina già primo secretano, destinato ambasciator qui successore a mons. Feriero. Arrivati in corte, trovassimo tutte le guardie degli arcieri e alabardieri distesi per ordine per le scale e nella sala : quello che poche volte si fa nel ricevere ambasciatori mandati per negozi, ma solamente quelli che vengono per qualche solennità o di congratulazione o di giuramento di pace e cose simili. Basta che il ricevimento passò con ogni solennità e con nessuna differenza da quello che si faccia agli ambasciatori de’ re e de’ maggiori principi. Avessimo l’udienza secondo il solito nella camera del re, però piena e frequentissima, non solo dei tre fratelli di sua maestà , i duchi cioè d’Angiò e d’Alanson , e il naturale che chiamano il cavaliere, ma del re di Navarra e di tutti gli altri principi del sangue, cioè il Cardinal di Borbone, il duca di Monpensiér, e il principe di Condè, non che i duchi di Guisa, d’Ornala e di Nevers, e finalmente di quanti altri grandi erano in corte. Fu la esposizion mia conforme alla istruzione, in pregar insomma sua maestà cristianissima che essendo in piedi una guerra così grande contra il Turco, non dovesse esser causa d’introdurne un’altra tra i principi cristiani, specialmente col re di Spagna congiunto seco di tanta e così stretta affinità, con quelle considerazioni che ricercava così gran negozio ; delle quali con mie lettere diedi allora pienamente avviso a Vostra Serenità, che per non fastidirla non è loco da riferirle. La risposta del re fu parimente conforme all’ esposizione mia, in dolersi del sospetto entrato nei ministri del re di Spagna (1) Mons. di l’Aubepine.