1)1 MATTEO DANDOLO. 1542. 33 11 gran Consiglio è di cinquanta primarj dottori, la mela de’ quali servono la metà dell’ anno seguendo sempre la corte, e sono alloggiati onorevolmente quasi sempre ove sono gli ambasciatori, ovvero in luogo vicino a dove il re si ha da aggirare, acciò s’ abbino a muovere meno che sia possibile ; e ciò fu instituito propriamente per gli officiali e cortigiani del re ed altri signori e principi che seguitano la corte, acciocché questi tali signori possano difendere le loro cause , col fare insieme il loro ufficio appresso il re, ciascuno nel grado suo. Ha poi sua maestà il suo stretto Consiglio , che si potrebbe assomigliare a questo nostro de’ Pregadi, perchè in esso si trattano cose quasi dell’ istessa natura. Questo consiglio si riduce ogni giorno dopo che sua maestà s’ è ritirala a dormire, e il ridotto suo è in una sala. Entrano in quello il cancelliero (1), l’ammiraglio (2), monsignor Annébaut, i reverendissimi cardinali di Turnone e Dubellay, che è fratello di monsignor di Langey, esso signor di Langey, il reverendo ed illustrissimo di Ferrara, solo d’italiani (nè più vi è alcuno dopo il sig. Giacomo Triulzio) (3), il reverendissimo vescovo di Soissons, ed il segretario Bajardo, quale attende alle spedizioni e mandati di sua maestà, come privilegi, grazie, e rose simili. Ha poi sua maestà cristianissima il Consiglio suo segretissimo, quale si chiama gli affari ; al quale s’ appresentano la serenissima regina Margherita di Navarra sua sorella, che per questo bisogna che ancor lei si ritrovi in ciascun luogo ove si trova sua maestà, sia pur stretto ed incomodo quanto si voglia; il serenissimo re di Navarra suo cognato quando si ritrova alla corte, monsignor ammiraglio, monsignor d’Annébaut, il reverendissimo di Lorena e monsignor il Delfino, senza nè anco segretario alcuno. E qui, (1) Guglielmo Poyet. Veggasi quanto è detto di questo celebre personaggio a pag. 179 fi 193 del tomo I di questa serie. (2; Filippo di Brion-Chabot, del quale è discorso a pag. 152 del sopraci-lato volume. Mori l'anno appresso, e gli successe nel grado l’Aiinébaut. (3) Morto in disgrazia di esso re. Vedasi serie 11, tomo V, pag. 310.