376 RELAZIONE DI FRANCIA si fanno per strada ; nè si vedono se non falle : che è la provisione de’ cavalli che ben spesso si guastano, e se ne viene in niente, siccome è successo a me di quattro o cinque ronzini; i vestimenti che si consumano, la livrea de’servitori, i salari e le provisioni che se gli danno, non avendo io avuto nè paggio nè stalbero, di sei che ne avevo, che, col salario e la livrea, non abbia importato sessanta e più scudi, oltre i vestimenti fuori di livrea, donati a’ camerieri, e tutto il resto degli officiali. Aggiungesi a questo la spesa della condotta delle robe di tutta la compagnia, che nell’ andare e ritorno, tra muli e cariaggi, mi ha costato più di cinquecento scudi d’ oro, di trecento assegnatimi dalla Serenità Vostra, tanto per questo conto di condotta quanto per comprare cavalli e vestimenti miei e dei servitori, e il pagamento di barche e ogni altro bisogno. Considerino la Serenità Vostra e Vostre Signorie Illustris-strissime la spesa sentita da me con così grossa compagnia, e in così lungo tempo di cinque mesi e più, che, come ho detto, ha durato il mio viaggio ; non già per volontà (andandovi tanto del mio), ma sì bene per necessità, non potendosi di questi tempi nella maggior brevità dei giorni, e con i sospetti e pericoli di quel regno (per causa dei quali si conviene necessariamente camminare in compagnia delle proprie robe, o sia con muli o sia con carretti, chi non vuol avventurarle e perderle), non potendosi, dico, per il cammino di Borgogna venire da Parigi a qui in manco di cinquanta giorni, senza quelli che (per rispetto dei cavalli e per qualche altra causa, come degli ammalati e dei convalescenti, che conduceva io) si conviene fermarsi. Piacque, Serenissimo Principe, al re, secondo il costume de’ principi, dopo licenziato, mandarmi que’ venti pezzi d’argento dorati, presentati alla Serenità Vostra come suoi ec. Seguita pregando al solito che gli siano conceduti.