L officio mio, serenissimo e inclito Principe, illustrissima *ed eccellentissima Signoria, gravissimo e sapientissimo Consiglio, al presente è di riferir alla Vostra Sublimità tutti i progressi e andamenti di questa nostra legazione. E perchè da una parte io intendo toccar tutte quelle cose che conoscerò esser degne e convenienti della notizia di quella, e dal-1’ altra io desidero, per non esser nè lungo nè tedioso, usar quella più breve e stretta forma di parole che a questo mi sarà possibile, hinc est che senza alcuno esordio e divisioni di parlare comincerò a narrar come meglio conoscerò poter soddisfare alla Vostra Sublimità. Tolto già licenza da quella addì 7 di maggio passato, ce ne andassimo a Padova, nel qual luogo trovassimo i cavalli che ne erano stati preparati di sorte, che se li avessimo menati lìberamente, la metà di loro ne sariano rimasti per la strada con gran danno della Vostra Sublimità e molto maggior carico nostro. Con grandissima difficoltà e parole assai fecimo mutar quelli che non erano sufficienti, sì che con lo aiuto di Dio li abbiamo menali in Francia e ritornati indietro più belli e più gagliardi che quando ci furono consegnati. Nell’ andar nostro, come ho predetto, siamo stati a Padova, poi a Vicenza, a Verona, a Peschiera, a Brescia, a Bergamo, e